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Carte di identità (senza)
Eppure tu dovresti sapere
Quando la terra cadde
Dopo infiniti giri intorno al sole
Il tempo in cui le conifere
Cominciarono a parlare
E quanto ebbero da ridire
(e i vulcani da gorgogliare)
Sai quante voci ha il mare?
Ferma questo colore pieno di spine
che buca gli occhi e ci costringe a guardare verso le colline
Al tempo in cui il tempo smise di star fermo
Ed imbracciò un fucile
Sai che domani
avremo una colazione di fuoco
e ci spunteranno i tramonti ai polsi
Non chiedere se ho ancora parole
Tutto si è consumato lungo la striscia
che porta il nome del dolore
Sai quando corremmo verso un futuro
senza nome? E ci sbucciammo le carte d’identità
E smettemmo di avere ginocchia su cui cadere
Furono anni contro anni, accatastati come legna
per il focolare
O forse era un newroz troppo spendente
E fummo noi a bruciare?
Spiegami cosa è successo, voglio una mappa dettagliata
Di Quelcheèstato
E di Doveandremo
Porto occhiali nuovi
E non vedo l’ora di dimenticare
Ho sete, quanta sete, quanta voglia di andare
E’ presto, è tardi, quando passa l’ultimo treno?
chiede un passante distratto
E’ quello l’unico che prenderemo
Non il penultimo, non quasi l’ultimo
Ma quello in fondo in fondo alle ore e in fondo al doppio fondo della stazione
Eccoci briciole, aspiranti diamanti
Parole sgargianti e sogni infranti
(Nadezda Nim)
Foto: Luca Mauceri, Sunset on a train