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Dito per dito, palmo per palmo

Figlia,
la mia pelle
ho cesellato
per disegnare
il tuo sguardo
fiero
e ho tessuto nel dolore
tutte le tue dita
e punto per punto
tutti i tuoi
preziosi dettagli
le solide braccia
e la fossetta
del tuo sorriso aperto
Come
infaticabile
miniaturista,
figlio,
nove lunghi mesi
ho lavorato
notte e giorno
senza posa
alla tua creazione
Il mio corpo
si è slogato
e teso
per farti spazio
E quante volte ho temuto
di non essere abbastanza
grande
da portarti a compimento
Urlando ti ho dato
al mondo
e urlando
ora ti riprendo
Le tue belle mani
disarticolate
sotto colpi
ciechi
E la tua schiena
che ho fatta forte
e sorretto,
incisa dal nerbo
illividita dai calci
Figlia,
ti sistemo
sulla fronte i capelli
compongo il tuo
corpo torturato
e stanco
come dovessi farti
nascere
ancora una volta
dito per dito
palmo per
palmo
Tanto ci ho messo
di me e del mondo
a progettare
i tuoi occhi
vividi e belli
che ora giacciono
fissi
a un firmamento di marmo
Ci misero
così poco
a disfarti,
disarmato
e solo,
figlio,
le callose
baionette
delle guardie,
gli stivali mercenari
e i proiettili chiodati
di questa guerra
senza fine
e senza contrattacco
In un’ora appena
sfilarono
il lungo lavoro
del mio grembo
Figlia,
questo nero
che porto appuntato
al seno
non è il fiore del cordoglio
E' l’ombra arsa
della vendetta
che germoglia
dentro il mio petto

(Nadezda Nim)

Foto: Walter Chappell, Mother and son

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