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Yàmma

Quando la guerra è arrivata
Mia madre stava tagliando
le cipolle
Fu l’ultima volta che pianse
con leggerezza
Dopo un mese
Mia madre
Aveva finito tutte le lacrime
Le erano rimaste delle righe rosse
Feroci
Sotto gli occhi
Ci teneva, a noi figli,
Uncinati con lo sguardo
Come se i suoi occhi
Solo quelli
Avessero potuto salvarci
dal tuonare insistente del cielo
dal crollare di tutto
Ci stringeva come di soprassalto
Come se d’improvviso
Nella sua mente qualche frammento
Di futuro o di ipotesi
Fosse scoppiato vicino, troppo vicino
A volte forse sperava di arrendersi
Di cadere, di riposarsi, di smettere
di stare protesa, di smettere di avere
terrore di perdersi, di perderci.
Poi, si scrollava, e ricominciava
Si metteva alla ricerca di qualcosa
per farci da mangiare
Solo il ritorno a quel gesto di cura
quasi normale, quasi animale
riusciva a puntellare
col cucchiaio
la città che tremava
che perdeva vite, nomi, storie

Quando la guerra è arrivata
Io facevo il bambino
Come è concesso essere bambini a Gaza
Ma ho visto tante ferite
E tanti padri torcersi dal pianto
E ho detto addio così tante volte
E assistito a tante sepolture
Tante quante non ne vive un centenario
E anche se quando è arrivata la guerra
io ero solo un bambino
sono dovuto crescere tutto d’improvviso
per paura
di non poter crescere mai

La notte - lo senti? - è densa del nostro sangue
E mi chiedo se poi davvero esista un mondo
Fuori da queste macerie
Se ci sia ancora vita oltre questo silenzio
‘Nessuna bandiera ha mai avuto un prezzo tanto alto’
Dice un uomo che un tempo, come me,
era stato bambino. Anche lui,
mi ha detto, è dovuto diventare grande
in una notte
una notte di dicembre del ‘47

A volte provo a immaginare
Strizzo gli occhi finché il buio non diventa verde
Provo a immaginare il giorno in cui arriverà
la fine della guerra
E mia madre starà affettando le cipolle
Per il musakhan
E io le slaccerò il terrore dagli occhi
Le dirò “Yámma, siamo liberi”.
“Yámma, torniamo a casa
L’occupazione è finita!”

Sarà ancora leggera
La sua lacrima?

(Nadezda Nim)

Foto: Ibraheem Abu Mustafa

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